Agli albori della sua carriera iniziata a 6 anni si trovava in italia grazie al padre che era venuto in italia per giocare a basket, cosi lui iniziò la sua carriera in italia che lo aiutò con i fondamentali differenti dai suoi futuri compagni/avversari.

A sette anni si calava dal balcone della villetta dove viveva per correre verso il campetto all’aperto di Rieti. A nove costruiva canestri improvvisati in un parcheggio di Pistoia. A undici andava a scuola dalle suore a Reggio Emilia e giocava a biliardino. Come un qualsiasi bambino italiano. Ma Kobe Bryant era nato a Philadelphia il 23 agosto 1978 Assimilando una cultura e un’organizzazione di vita differenti anni luce da quelle in cui erano immersi i coetanei americani.

Al torneo Plasmon che aveva 6 anni e gli avversari 9, finì con nove bimbi in lacrime: cinque perché non riuscivano a fermarlo e quattro perché non avevano mai toccato palla. “Che razza di problema aveva un bambino di 11 anni per trasformare lo sport in una ragione di vita? Nessuno. Era fatto così” L’inizio della carriera nella NBA Tornato negli USA  all’età di 13 anni si iscrisse all’high school, dove guadagnò fama a livello nazionale vincendo il titolo statale con la Lower Merion High School, situata in un sobborgo di Filadelfia, infrangendo al contempo il record di punti nel quadriennio liceale per la zona di Philadelphia detenuto da Wilt Chamberlain, realizzandone 2883. Nel 1996, non ancora diciottenne, decise di fare il grande salto tra i professionisti e si dichiarò eleggibile per il Draft NBA Venne scelto dagli Charlotte Hornets al primo giro come numero 13 assoluto, i Lakers, prima di orchestrare lo scambio, organizzarono un provino per testare le qualità del giovane Bryant (che tra l’altro sperava di essere scelto proprio dai Lakers) e ne furono conquistati. Lo scambio fu architettato da Jerry West. Debuttò tra i professionisti il 13 novembre 1996 all’età di 18 anni e 72 giorni in una sfida contro i Minnesota Timberwolves, senza segnare punti diventando il più giovane della storia della NBA a disputare una partita della regular season. Le sue prestazioni gli valsero anche  l’ingresso nell’All-Rookie Second Team, diventando il più giovane della storia a esserci entrato. Il 14 dicembre 1997 segnò i primi 30 punti  della sua carriera nel successo per 119-89 contro i Dallas Mavericks [49]. Solo 3 giorni più tardi segnò 33 punti nella sconfitta per 104-83 contro i Chicago Bulls di Michael Jordan che ne segnò 36. Successivamente il voto dei tifosi lo inserì nel quintetto base per l’All-Star Game di New York (record come più giovane titolare nella storia della rassegna). Venne anche inserito per la prima volta nell’All-Defensive Team (divenendo il più giovane a farne parte). Nel 2000-2001 Bryant si prese maggiori responsabilità, vinsero tutte le 15 partite della Western Conference un’ottima stagione da 28,5 punti e 5 assist di media. In finale Bryant vinse nuovamente l’anello in 5 gare. L’anno successivo Bryant vinse per la prima volta l’MVP dell’ASG, in cui segnò 31 punti. In stagione totalizzò 25,2 punti e 5,5 rimbalzi e 5,5 assist. Nel 2002-2003 Bryant disputò un grande mese di febbraio in cui tenne di media 40,6 punti in 14 partite, con una striscia di 13 partite consecutive con 35 o più punti segnati. Nel mentre, il 7 gennaio 2003, si rese protagonista nella sfida contro i Seattle SuperSonics (vinta 108-93) segnando 45 punti e mettendo a segno 12 triple, battendo in tal senso un record appartenente a Dennis Scott, che il 18 aprile 1996 si era fermato a 11. Terminò la stagione (per la prima volta) a 30 punti di media, superando anche O’Neal nella statistica del WS, il 15 luglio 2004 siglò un rinnovo con i Lakers per sette anni, per la cifra di 136,6 milioni di dollari Il 20 dicembre 2005, segnò 62 punti in tre quarti di gioco contro i Dallas Mavericks, di cui 30 nel solo terzo quarto. Al momento di andare in panchina, senza più rientrare per l’ultimo quarto di gioco, Bryant aveva segnato appunto 62 punti contro i 61 dell’intera compagine avversaria, cosa mai accaduta in precedenza dopo tre quarti di gioco. Il 22 gennaio 2006 stabilì il secondo miglior punteggio di tutti i tempi in una singola partita nella storia NBA, segnando 81 punti contro i Toronto Raptors, guidando i Lakers alla vittoria per 122-104. Significativo il fatto che i Lakers stessero perdendo di 18 punti nel terzo quarto: ciò valorizza ancor di più la prestazione di Bryant, ottenuta per far vincere la propria squadra; Bryant fece 21/33 da due punti, 7/13 da tre e 18/20 ai tiri liberi, ai quali vanno aggiunti 6 rimbalzi, 2 assist, 3 palle recuperate e 1 stoppata, 14 punti nel primo quarto, 12 nel secondo e due realizzazioni di 27 e 28 punti nei due quarti finali Fu anche grazie a questa prestazione che tenne di media nel mese 43,4 punti a gara, migliore nella storia per un giocatore dei Lakers. Chiuse la stagione con la massima media della sua carriera di 35,4 punti a partita, risultando essere il migliore marcatore della lega portando i Lakers ai playoffs da settimi rientrando nella top 10 per punti a partita segnati in una stagione, secondo solo a Michael Jordan, Elgin Baylor e a Wilt Chamberlain, e fu il settimo giocatore in assoluto per marcature in una stagione (2832). Nel luglio 2006 venne operato a un ginocchio, pertanto fu costretto a saltare i mondiali di pallacanestro che si tennero in Giappone tra agosto e settembre. La carriera in nazionale di Bryant ebbe inizio nel 2007 in un’amichevole tra i giocatori della Nazionale statunitense in preparazione ai FIBA Americas Championship 2007 di Las Vegas. Durante la competizione Bryant andò più volte in doppia cifra (segnando 3 ventelli) e segnò anche il suo massimo di punti con il Team USA in occasione della sfida con l’Argentina vinta per 91-76 mettendone a segno 27. Contro gli stessi argentini gli USA vinsero la finale per 118-81, con Bryant che realizzò solo 5 punti. Nella manifestazione tenne di media 15,3 punti, non andando in doppia cifra solo in 2 occasioni nel corso della competizione. Nel 2008, sotto la guida dell’allenatore di Duke Mike Krzyzewski, disputò i Giochi Olimpici 2008 nonostante dei problemi al mignolo. Anche questa volta Bryant vinse la medaglia d’oro, segnando 20 punti (di cui 13 nel secondo tempo) nella combattuta finale contro la Spagna. Nel torneo tenne di media 15 punti, realizzandone 25 nella vittoria per 116-85 contro l’Australia. Successivamente disputò anche i Giochi Olimpici 2012. Dopo un inizio in sordina con 9,4 punti di media, dai 20 punti (la maggior parte dei quali segnati nel 4º quarto) nei quarti contro l’Australia andò in doppia cifra prima nella semifinale con 13 punti contro l’Argentina e poi con 17 nella vittoriosa finale (107-100) contro la Spagna, ottenendo la terza medaglia d’oro. Al termine della manifestazione, in cui tenne di media 12 punti, annunciò il proprio ritiro dalla nazionale. Nel 2016 s’intravide per lui la possibilità di concludere la carriera con un terzo oro olimpico; tuttavia declinò l’invito. Con la nazionale disputò complessivamente 37 incontri, di cui 16 alle Olimpiadi e 10 ai FIBA Americas Championship, mettendo a referto in totale 504 punti (con una media di 13,6 punti a partita).

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Fonte: Wikipedia