La madre biologica era una studentessa universitaria che, temendo di non potergli garantire un futuro dignitoso, lo diede in adozione. «Voleva che fossi affidato a una coppia di laureati» raccontò Jobs in un discorso. «Quando scoprì che la mia madre adottiva non aveva finito il college, e il marito neppure il liceo, si rifiutò di firmare le carte. Finché non le garantirono che sarei andato all’università».
Come stabilito molti anni prima, nel 1972 Steve Jobs si iscrisse all’università, al Reed College, in Oregon. Ben presto capì che quei corsi non erano poi tanto interessanti, decise di mollare i corsi ufficiali e di seguire solo quelli che gli interessavano.
Tornato in California, iniziò a lavorare per Atari, uno dei primi produttori di videogame, poi, con il suo amico e collega Steve Wozniak, decise di mettersi in proprio e nel 1976 fondò la Apple Computer.
La loro prima creazione, Apple I, era un computer formato da pochi componenti, dunque abbastanza economico. Aveva alcune caratteristiche innovative per l’epoca: innanzitutto poteva essere collegato a una tv, in più aveva un sistema di memorie (rom) che ne semplificava l’accensione, una fase critica per i computer di allora. Chi lo comprava, se lo sistemava come gli pareva: molti, per esempio, lo montarono in un mobiletto di legno.
Sulla scia del primi successi, le azioni di Steve Jobs presero quota. L’azienda inziò a crescere e lui a dare un’impronta sempre più forte ai suoi prodotti. Arrivò Apple II, il primo computer fatto e finito (fin da allora Jobs sosteneva che, una volta tirato fuori dalla scatola, un computer doveva essere pronto da usare, senza parti da montare), seguito da Apple III che, con i suoi problemi di surriscaldamento, risultò un flop. Il motivo? Nel progetto non era stata prevista la ventola di raffreddamento perché Jobs, pare, la riteneva poco elegante.
A ottobre 2001 ha presentato l’iPod, il lettore portatile di musica che è diventato oggetto di culto tra giovani e meno giovani, tra persone comuni e celebrità. Un paio di anni più tardi ecco iTunes, il negozio virtuale dove si possono comprare i dischi: le canzoni si “scaricano” (legalmente e a pagamento) dal web con il computer.
Siccome ciò che pensa Jobs poi si trasforma in oro, pure l’iPhone è diventato un cult: il giorno in cui venne lanciato ne furono venduti 500 mila; l’ultimo nato in casa Apple, l’iPad, ha creato un nuovo mercato. Prima che la malattia si riaffacciasse, Jobs conduceva una vita tranquilla, da buddista e vegetariano.Anche se qualche mese prima della morte – resosi conto di non avere più energie per guidare l’azienda – aveva passato il testimone a Tim Cook.
Qualcosa che mi ha colpito della sua storia è la perseveranza di Steve Jobs ad andare sempre avanti e trovare un modo di creare nuove cose, come molte persone di successo era stato rifiutato varie volte ma non si è mai arreso.